Stop alle compravendite immobiliari

Ma cosa sta succedendo? Le leggi e i regolamenti che riguardano l’efficienza energetica degli edifici sono diventati un terreno minato di complicazioni e difficoltà per i cittadini, gli imprenditori e persino i professionisti del settore.

In particolare, le verifiche dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) relative agli Attestati di Prestazione Energetica (APE) hanno sollevato una serie di problematiche che richiedono una profonda riflessione e, possibilmente, una riforma urgente.

Il pericolo immediato è che in Italia si blocchino le compravendite per la impossibilità di redigere l’APE, documento indispensabile in sede di transazione degli immobili.

Ma di cosa sto parlando?

Partiamo dalla considerazione che la redazione di queste relazioni tecniche, ormai obbligatoria da più di dieci anni per le compravendite e per le locazioni di immobili, prevede l’utilizzo di software sofisticati e molto performanti: i dati di ingresso sono quelli digitati dai tecnici che eseguono i sopralluoghi negli immobili, e spesso sono inseriti nel software in maniera forfettaria, non potendo eseguire rilievi invasivi e non trovando disponibili, tra gli altri, schede tecniche complete degli impianti e degli infissi installati. Le stesse stratigrafie di pareti, soffitti e pavimenti viene decisa dal tecnico in dipendenza dalla propria esperienza e conoscenza della tipologia costruttiva. Cioè, l’APE non ha e non può avere, se non per le nuove costruzioni, un valore univoco e scientificamente valido.

E allora, quando diciamo superficialmente che gli immobili in Italia sono tutti in classe G o F, ci siamo mai chiesti quanto sono verosimili i calcoli effettuati dai tecnici di tutta Italia?

Fino a oggi l’APE è stato redatto, con la massima diligenza, lealtà, correttezza e perizia possibili e necessarie, ma con dati appena sufficienti, con costi estremamente ridotti, il che spiega e giustifica la debolezza dei risultati: non è certo un segreto che on line ci sono società di servizi che fanno l’APE a 50 Euro a fronte dell’invio di visura, planimetria catastale e solo qualche altro dato tecnico.

L’ARPA richiede invece, oggi, in sede di controllo, una grande quantità di documentazione per verificare l’accuratezza nel rilascio di un APE e la sua congruenza con lo stato di fatto dell’immobile.

Per un immobile commerciale sono richiesti 31 documenti, mentre per un residenziale se ne richiedono 13. Tra questi documenti figurano, oltre al verbale di sopralluogo obbligatorio, le verifiche di messa a terra, i rilievi plano altimetrici dell’immobile, con piante, sezioni e prospetti, le dichiarazioni di conformità degli impianti, i libretti di impianto completi di tutti gli impianti presenti, in particolare climatizzazione invernale, estiva, acqua calda sanitaria, illuminazione, le targhette degli impianti, la documentazione fotografica esterna e interna dell’edificio, con i principali elementi energicamente rilevanti del sistema dell’edificio impianto, cioè tipologia costruttiva dei tamponamenti opachi, serramenti, sistemi di emissione, sistemi di regolazione, generatore di calore, l’abaco delle stratigrafie con dati energetici e con particolari costruttivi, fotografie di dettaglio, schede materiali, l’abaco serramenti con dati energetici, schede tecniche, certificazioni ed elaborato con il loro esatto posizionamento plano-altimetrico, l’abaco dei ponti termici.

Allora l’APE diventa un problema serio e tangibile non tanto per il rilievo e per i calcoli energetici, quanto quando consideriamo la difficoltà di ottenere i documenti: la maggior parte delle abitazioni e degli esercizi commerciali in Italia non li ha a disposizione, il che rende praticamente impossibile redigere un APE in maniera giustamente, e sottolineo giustamente, accurata.

Le conseguenze di questa situazione sono molteplici e gravose.

In primo luogo, chiunque sia incaricato di emettere un APE rischia multe significative, a partire da 1.400 euro, ma rimangono comunque una spesa ingiustificata per chi è impegnato a seguire le procedure con onestà.

In secondo luogo, questa procedura mette in pericolo il mercato immobiliare, sia per le abitazioni che per gli esercizi commerciali, causando ritardi nelle compravendite e impattando negativamente sull’economia: i tecnici si devono rifiutare dell’incarico di eseguire i calcoli per l’APE in caso di mancanza di documentazione da parte del proprietario.

E che dire poi della fretta troppo spesso endemica degli attori coinvolti in una compravendita?

Alzi la mano chi non ha mai ricevuto una telefonata dall’agenzia immobiliare, dal Notaio o dal proprietario che, già seduti sul tavolo della compravendita, con la penna per le firme sull’atto, non avevano l’APE!

È evidente che qualcosa deve cambiare: dovremmo considerare l’idea di trasformare gli APE in una pratica più seria, simile a una pratica edilizia completa: questo significherebbe includere una serie di analisi più dettagliate, come carotaggi per il rilievo delle stratigrafie esatte di pareti, soffitti e pavimenti, oltre a caratteristiche dimensionali ed energetiche vere degli infissi e degli impianti, con l’utilizzo di termocamere a infrarossi per l’ispezione dei ponti termici.

Un APE di questa complessità giustifica un costo maggiore di quello attuale, tanto maggiore, ma sarebbe più equo nei confronti di tutti gli attori coinvolti: invece dei pochi euro attuali l’APE dovrebbe allora costare almeno 1500 euro, così da coprire almeno le multe dell’ARPA (comminate addirittura sul 95% dei controlli effettuati! come sottolineato anche dall’Ordine degli Architetti di Roma a giugno 2023) e da elaborare solo e soltanto in presenza di tutta la documentazione tecnica richiesta dalle verifiche dell’ARPA.

E se qualcuno dei documenti richiesti non è presente… l’APE non si fa e la casa non si può vendere: e quindi sarà inutile la frase che i Notai possono ancora inserire nell’atto attestando l’assenza della dichiarazione di conformità degli impianti: come si sposa questa prassi con i documenti richiesti dall’ARPA e le conseguenti sanzioni al tecnico certificatore energetico?

E allora rendiamo anche obbligatorio allegare la documentazione richiesta, già dal momento della protocollazione dell’APE in Regione: così rendiamo il processo delle verifiche ARPA più veloce, immediato, trasparente ed efficiente fin dall’inizio, nell’interesse di tutte le parti coinvolte, i cittadini, i tecnici e le autorità di regolamentazione.

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La mia è intelligente!

Non è il futuro prossimo, non è tra qualche decennio, non è solo visto in un film di fantascienza: è oggi, è tra noi, tutti i giorni. Siamo nell’era della casa intelligente! E già domani ci sarà una nuova app, una nuova tecnologia, un nuovo device per trasformarci il modo di vivere la nostra quotidianità.

Oggi ci immergeremo nel meraviglioso mondo della domotica, dove la tecnologia incontra il comfort e la comodità nella nostra vita in casa: preparatevi a scoprire come trasformare la vostra casa in un luogo smart e connesso!

La domotica, o automazione domestica, ha rivoluzionato, e continua a farlo, la nostra esperienza in casa: grazie a dispositivi intelligenti, è possibile controllare luci, termostati, telecamere di sicurezza, tende e tapparelle, interruttori e molto altro, il tutto con un semplice tocco su uno smartphone o un comando vocale.

Dietro tutto ciò c’è una potente programmazione software, con algoritmi dedicati al controllo e alla regolazione, secondo quanto la tecnologia ci permette e la nostra fantasia richiede.

Immaginiamo di poter regolare la temperatura della nostra casa prima di tornare dal lavoro, accendere e spegnere le luci da qualsiasi parte del mondo, o persino ricevere notifiche in tempo reale sulla sicurezza della nostra abitazione: beh, la domotica ci offre il potere di personalizzare il nostro ambiente in base alle nostre esigenze.

Si, è vero, fino a ieri eravamo abituati a termostati programmabili, a sensori di presenza, a telecamere di sorveglianza, a tapparelle elettriche, a interruttori con potenziometri per regolare l’intensità luminosa delle lampade: ma, a parte che era un privilegio di pochi, oggi siamo andati oltre, tanto oltre, e, soprattutto, questa tecnologia è semplice da installare e abbordabile economicamente per tutti.

Quindi, prepariamoci a vivere una vita più comoda, sicura ed efficiente grazie alla domotica, perché è il momento perfetto per esplorare come rendere la nostra casa più intelligente e connessa, direi viva: la rivoluzione tecnologica è a portata di mano, e il prossimo futuro dell’automazione domestica è davvero eccitante.

Il potere del controllo: grazie alla domotica, abbiamo il controllo completo della nostra casa letteralmente tra le dita. Con un semplice tocco sul nostro smartphone o tramite comandi vocali, possiamo regolare le luci, il riscaldamento, l’aria condizionata e persino la sicurezza della nostra abitazione. È come avere un assistente personale pronto ad esaudire ogni nostro desiderio! L’integrazione con assistenti vocali come Alexa o Google Home ci permette anche di controllare la nostra casa con la semplice parola.

Risparmio energetico: la domotica è un alleato prezioso per il risparmio energetico. Grazie alla programmazione intelligente, possiamo ottimizzare l’uso delle risorse, riducendo i consumi energetici e contribuendo alla sostenibilità ambientale. Ad esempio, possiamo impostare l’accensione e lo spegnimento automatico delle luci in base al nostro programma giornaliero, o regolare la temperatura in base alle nostre preferenze.

La domotica ci consente di monitorare e gestire il consumo energetico in tempo reale, aiutandoci a identificare le aree in cui possiamo fare ulteriori risparmi. Il risultato di tutto questo? Un minore impatto ambientale e un risparmio significativo sulle bollette.

Scegliere la domotica non è solo un passo verso un futuro più intelligente, ma anche verso un pianeta più verde. Una casa intelligente è anche una casa responsabile dal punto di vista ambientale, contribuendo alla conservazione e all’utilizzo razionale delle risorse energetiche.

Sicurezza a portata di mano: la domotica offre soluzioni avanzate per la sicurezza domestica. Possiamo controllare telecamere di sorveglianza, sensori di movimento e sistemi di allarme direttamente dal nostro smartphone, ovunque ci troviamo. Riceviamo notifiche in tempo reale in caso di eventi sospetti, garantendo tranquillità e protezione per noi e la nostra famiglia.

La nostra casa diventa più sicura e controllabile che mai, sia che siamo al lavoro, in vacanza o semplicemente a pochi passi di distanza, possiamo monitorare costantemente l’ambiente domestico.

La domotica ci dà gli strumenti per garantirci una certa tranquillità e un senso di protezione in casa: con la tecnologia al nostro servizio, possiamo riposare sapendo che è monitorata e protetta 24 ore su 24. Poi, qualcuno può sempre tentare di entrare e di commettere atti illeciti, ma come minimo gli abbiamo reso la vita difficile, molto difficile.

Personalizzazione e comfort: la domotica si adatta alle nostre preferenze personali. Possiamo creare scenari preimpostati per diverse situazioni, come “Home Cinema” per una serata di film o “Risveglio” per iniziare la giornata in modo piacevole. Le nostre impostazioni personalizzate rendono la nostra casa un luogo ancora più accogliente e confortevole.

Immaginiamo di poter configurare la casa, esattamente come la desideriamo, con un semplice tocco: regoliamo le luci, le tende, la temperatura e persino la musica in base al nostro umore e quello che ci viene in mente di fare. Voglio creare un’atmosfera romantica per una cena a due? Basta selezionare il mio scenario “Cena romantica”. Voglio un’illuminazione vivace per una serata di festa? Il mio scenario “Festa” farà il trucco all’ambiente.

La tecnologia si fonde con la vita quotidiana, offrendo un livello di comfort e di funzionalità che non avremmo mai immaginato, e in maniera davvero semplice.

La domotica mette il potere nelle nostre mani, offrendo un’esperienza personalizzata che si adegua alle nostre pretese e al nostro stile di vita. La comodità e la tranquillità sono a portata di mano, grazie a un sistema che è veramente al nostro servizio.

La domotica è una rivoluzione che ci permette di sfruttare al massimo il potenziale della tecnologia nella nostra casa, trasformando il nostro spazio in un luogo intelligente e connesso, dove il comfort, la sicurezza e il risparmio energetico ci seguono come cagnolini fedeli. Ma siamo pronti a vivere nel futuro? Dobbiamo farlo, perché è già il nostro presente.

#Domotica #CasaIntelligente #TecnologiaInCasa #ComfortConnesso #VivereIlFuturo

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Accendi quella vetrina!

Camminiamo sui nostri marciapiedi e ci imbattiamo in vetrine affascinanti di negozi, caffè invoglianti, parrucchieri super moderni e freschi, e poi invece…

Già, nel mondo competitivo delle agenzie immobiliari il rapporto tra l’agente e la vetrina è un aspetto spesso sottovalutato ma di fondamentale importanza. Ma perché mai: quali sono i motivi che spingono le agenzie a mantenere impersonali e scialbe le bacheche? Le agenzie immobiliari si trovano ad affrontare il dilemma di come presentare i propri annunci e le opportunità di vendita in modo efficace, e la vetrina rappresenta proprio un punto di partenza.

Però molte vetrine perdono l’opportunità di sedurre e coinvolgere i potenziali clienti: i motivi sono molteplici e meritano un’attenta considerazione.

Le vetrine, ed è un vero peccato, appaiono anonime, riempite da foto dei palazzi ripresi dall’esterno, che quasi sempre ritraggono edifici che appaiono poco attraenti o addirittura fatiscenti: invece è importante mostrare la gamma di proprietà che l’agenzia ha a disposizione, e queste immagini non fanno altro che respingere invece di attrarre i potenziali acquirenti.

Anche quando troviamo vetrine luminose e apparentemente eleganti, purtroppo si concentrano più sull’edificio stesso che sugli appartamenti in vendita, e ciò crea una disconnessione tra ciò che il cliente cerca e ciò che gli viene presentato: gli acquirenti desiderano vedere l’interno delle proprietà, immaginare la loro vita in quegli spazi, e le vetrine non devono trascurare questo aspetto fondamentale.

E poi quei cartelli! Nella vetrina vengono spiattellate informazioni troppo sommarie e confuse, manca una logica nella presentazione dei contenuti e i dati essenziali sono sparsi in modo disorganizzato: rendiamoci conto che questo delude i clienti, che molto probabilmente apprezzano e cercano una visione chiara delle opportunità disponibili.

Un elemento chiave assente nelle vetrine delle agenzie immobiliari sono i render degli appartamenti e le ipotesi di ristrutturazione: gli acquirenti spesso desiderano vedere come una proprietà potrebbe essere migliorata o personalizzata, ma l’assenza di queste rappresentazioni visive sottrae un’immagine chiara del potenziale di una casa e non incoraggia all’acquisto.

Per migliorare il rapporto tra l’agente immobiliare e la vetrina dell’ufficio, è necessaria, secondo me, una metamorfosi, con un deciso adattamento alle esigenze specifiche del cliente, sia una famiglia, sia una coppia giovane, sia un disabile, sia.. chiunque esso sia.

E allora, care agenzie, dedicate uno spazio significativo alle foto, quelle belle, è chiaro, degli interni delle proprietà, perché queste immagini devono mostrare gli spazi abitativi in modo invitante e accattivante, e organizzate le informazioni in modo logico e chiaro, visto che in vetrina bisogna trovare già i dettagli completi sulle proprietà, specialmente le dimensioni, quelle vere, quelle delle superfici calpestabili, il numero di stanze, dei servizi e il prezzo, in modo trasparente e cristallino.

E sfruttate questa benedetta tecnologia per migliorare la vostra vetrina! Schermi interattivi o vetrine digitali offrono un’esperienza più appassionante e non ti fanno schiodare via dopo pochi istanti.

Rinnovate il rapporto con la vetrina del vostro ufficio, trasformandola in un potente strumento di marketing: la chiave sta nell’adattare la presentazione degli immobili alle aspettative e ai desideri dei clienti, offrendo informazioni complete, limpide e visivamente coinvolgenti.

 

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Dobbiamo tutti studiare!

E seduti comodi sul divano ascoltiamo di lavoratori che muoiono, di altri che si fanno male in maniera seria, di altri che sono stressati, di altri che si prendono denunce per aver trattato male colleghi e colleghe, di operai schiacciati, o che cadono da un ponteggio, o che vengono intrappolati con un braccio dentro un rullo e… vabbè, mi fermo qui.

Sarebbe bello con uno schiocco delle dita, magari uno schiocco divino, mettere fine a questa carneficina, alla quantità enorme di feriti e morti sul lavoro, senza parlare di tutte le malattie professionali legate alle attività che si svolgono mentre facciamo il nostro dovere lavorativo.

Invece quello schiocco non c’è e non ci sarà mai, e quello che è nelle possibilità umane è cercare di limitare i danni e imparare a lavorare con il massimo della prudenza, capendo cosa facciamo, come dobbiamo farlo, con quali precauzioni, con quali misure di sicurezza.

Imparare, si, ma come? Con la formazione: è l’unica arma per evitare di essere scaraventati impreparati e inconsapevoli in cantiere, in fabbrica, in ufficio, insomma, in qualunque posto di lavoro, affinché tutti i dipendenti abbiano l’opportunità di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per svolgere il proprio lavoro in sicurezza.

La formazione inerente alla sicurezza sul lavoro è un imperativo per la prevenzione degli infortuni, in ogni azienda. Attraverso questo processo didattico vengono trasferite conoscenze e procedure essenziali per acquisire competenze che consentano di svolgere attività in modo sicuro.

In Italia, l’obbligo di fornire formazione ai lavoratori è sancito dall’articolo 37 del Decreto Legislativo 81/2008, che stabilisce chiaramente che il datore di lavoro è responsabile di fornire una formazione adeguata ai suoi dipendenti sulle questioni relative alla sicurezza sul lavoro, indipendentemente dal settore di attività e dalla dimensione: questo significa che tutte le imprese, che abbiano almeno un lavoratore, sono tenute a garantire una formazione adeguata, senza alcun costo per i lavoratori e durante l’orario lavorativo.

La formazione dei lavoratori deve rispettare requisiti specifici e contenuti ben definiti. Questi requisiti sono stabiliti sia nel Decreto Legislativo 81/08 che nell’Accordo Stato-Regioni del 21 dicembre 2011.

Tutti i lavoratori sono tenuti a seguire un percorso formativo che presenta due livelli: un modulo di formazione generale, di durata minima di 4 ore, simile per tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore di appartenenza dell’azienda, e che copre le nozioni fondamentali di sicurezza sul lavoro e fornisce le basi per prevenire gli infortuni, poi un modulo di formazione specifica, mirato ai rischi specifici dell’attività lavorativa e alle procedure di lavoro, comprese le situazioni di emergenza.

La durata minima della formazione specifica varia a seconda dei rischi legati alle mansioni e alle caratteristiche del settore dell’azienda, 4 ore per aziende a Rischio Basso, ad esempio uffici e attività artigianali, 8 ore per aziende a Rischio Medio, come l’agricoltura e la scuola, 12 ore per aziende a Rischio Alto, come le industrie, le costruzioni e la sanità.

L’Accordo Stato-Regioni del 21 dicembre 2011 stabilisce anche l’obbligo del datore di lavoro di fornire un aggiornamento della formazione in materia di salute e sicurezza a tutti i lavoratori.

Ogni 5 anni i lavoratori devono effettuare un aggiornamento di durata minima di 6 ore, in modo da assicurare di stare sempre al passo con le ultime normative e procedure in materia di sicurezza sul lavoro.

Il passo successivo, di cui non si può fare a meno, è l’addestramento: la teoria della formazione, se non si mette in pratica con l’addestramento, si perde prima o poi nei meandri della nostra mente, e si rischia di rendere arido e inutile quello che abbiamo imparato in aula o davanti allo schermo di un computer.

E allora formazione, informazione e addestramento si traducono in conoscenza delle procedure di sicurezza e delle regole sul posto di lavoro, consapevolezza dei rischi, uso corretto dell’attrezzatura, comportamenti sicuri e prudenti: la conseguenza sarà la riduzione degli infortuni, la riduzione dei costi associati agli incidenti, l’incremento della produttività e una migliore reputazione aziendale.

Mettiamocelo bene in testa: la formazione in materia di sicurezza sul lavoro è essenziale per prevenire infortuni, proteggere i lavoratori e promuovere un ambiente di lavoro sano e sicuro: le aziende devono considerarla come una priorità assoluta, un investimento, proprio come se si trattasse di un macchinario all’avanguardia di cui non si può fare a meno.

#formazione @sicurezzasullavoro #incidenti #addestramento #accordostatoregioni #rischio #lavoro

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Non ci salgo!

Oggi andiamo in cantiere e guardiamo in alto, con operai che camminano, lavorano e si muovono con gli attrezzi del mestiere anche a molti metri da terra, su piani e scalette che ci fanno venire le vertigini solo a guardarli.

Qualcuno può pensare che la realizzazione di un ponteggio sia un processo semplice, ma in realtà è un’attività articolata che richiede attenzione ai dettagli e competenze tecniche.

Quando si tratta di lavori edili, la realizzazione di ponteggi è un’operazione comune, ma spesso trascurata in termini di progettazione: questa non è solo importante, ma assolutamente obbligatoria quando ci si trova di fronte a situazioni non standard o complesse.

È un aspetto spesso sottovalutato, ma va considerato con la massima attenzione, poiché ha un impatto diretto sulla sicurezza del cantiere: i ponteggi sono elementi essenziali nel settore delle costruzioni e delle ristrutturazioni, che garantiscono il corretto svolgimento dei lavori.

Un progetto accurato prima dell’installazione è essenziale per garantire la stabilità strutturale, la resistenza agli agenti atmosferici e la sicurezza dei lavoratori e dei passanti: il progetto include informazioni dettagliate sul tipo di ponteggio da utilizzare, la posizione delle staffe di ancoraggio, i punti di accesso, le protezioni laterali.

Inoltre, il progetto deve prevedere la gestione delle emergenze, come la prevenzione delle cadute e le procedure di evacuazione.

È importante sottolineare che un progetto accurato per i ponteggi richiede capacità tecniche specializzate e la conoscenza delle normative di sicurezza e di costruzione applicabili: è consigliabile, per dirla facile, affidarsi a professionisti qualificati, come ingegneri strutturali o esperti nel settore dei ponteggi, per sviluppare il progetto in conformità alle norme di riferimento, e soprattutto per far lavorare al sicuro gli operai

In caso di occupazione del suolo pubblico, poi, le autorizzazioni per l’installazione dei ponteggi sono un requisito fondamentale per adeguarsi alle regole locali: si richiede una autorizzazione alle autorità competenti, i vigili urbani, che effettuano una valutazione approfondita del progetto, analizzando i rischi e le misure di sicurezza adottate.

Una corretta pianificazione e progettazione dei ponteggi non solo garantisce la sicurezza dei lavoratori, ma anche un flusso di lavoro efficiente e una riduzione dei tempi di realizzazione: un progetto ben eseguito tiene conto dei vincoli dello spazio di lavoro, delle necessità specifiche del cantiere e delle peculiarità dell’edificio stesso, consentendo una migliore organizzazione e ottimizzazione delle risorse.

E allora lavoriamo con la consapevolezza che l’incolumità è il valore più grande di un lavoro ben fatto: un ponteggio progettato correttamente offre un ambiente di lavoro sicuro, riducendo il rischio di incidenti o cadute, tenendo conto anche del peso da sostenere e delle condizioni climatiche.

Un ponteggio ben progettato aumenta l’efficienza del cantiere, consentendo agli operai di accedere facilmente alle aree di lavoro, riducendo periodi morti e migliorando la produttività: è un bel risparmio, tra l’altro, di tempo e denaro, perché una progettazione accurata significa che il ponteggio sarà costruito una sola volta, senza la necessità di modifiche costose o ritardi dovuti a problemi imprevisti.

 

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Pari e patta

La parità di genere è un principio fondamentale che promuove l’uguaglianza tra uomini e donne in tutti gli aspetti della società, economia, istruzione, salute, politica, compreso il mondo del lavoro: per garantire una cultura aziendale inclusiva e contrastare la diversità di genere, le organizzazioni stanno sempre più adottando sistemi di gestione specifici.

I paesi più evoluti da questo punto di vista stanno a Nord, e sono Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia, ma nessuno al mondo ha ancora schiacciato la differenza tra uomini e donne riguardo ai temi inerenti al gender gap: su 156 nazioni prese in considerazione l’Italia è al 63° posto in classifica, ma se osserviamo il tema economia, legato al mondo del lavoro in ogni suo aspetto, siamo solo al 114° posto.

A marzo del 2020, l’Unione Europea ha presentato il documento Gender Equality Strategy 2020-2025, che detta proprio la strategia per la parità di genere, con obiettivi e misure fondamentali ritenuti necessari per conseguire la parità di genere entro il 2025: l’Italia ha recepito questa direttiva tramite il Ministero delle Pari Opportunità già da luglio 2021, e per le aziende che ottengono la Certificazione di parità di genere sono previsti sgravi contributivi e punteggi maggiori nella partecipazione a bandi pubblici.

Uno dei sistemi di gestione studiati è basato sulla Prassi di Riferimento UNI PDR 125:2022, che introduce l’uso di indicatori chiave di prestazione, i KPI, per valutare e migliorare le politiche relative nelle organizzazioni: esaminiamo come questi strumenti possono aiutare le aziende a promuovere l’uguaglianza di genere.

La UNI PDR 125-22 fornisce un quadro strutturato per la creazione, l’implementazione e la valutazione delle politiche di uguaglianza di genere, per aiutare le imprese a identificare, affrontare e monitorare le disuguaglianze nelle loro attività.

I KPI, ovvero gli indicatori chiave di prestazione, svolgono un ruolo cruciale nell’attuazione efficace delle politiche di parità di genere, perché misurano l’andamento delle iniziative volte a promuovere la parità e forniscono dati quantitativi per valutarne il progresso: vediamo alcuni esempi di KPI legati alle politiche di parità di genere.

Percentuale di donne in posizioni di leadership: questo KPI misura quanti dirigenti di sesso femminile ci sono in posizioni di responsabilità all’interno dell’organizzazione, considerando che un aumento di questa percentuale indica un progresso verso l’uguaglianza di genere.

Differenze salariali di genere: si analizzano le differenze retributive tra uomini e donne all’interno dell’organizzazione, dove una riduzione di queste differenze indica un maggior livello di equità salariale.

Tasso di assunzione e promozione di donne: si controlla quanti uomini e donne vengono assunti o promossi in posizioni chiave, visto che un equilibrio tra i sessi in queste decisioni è un segno positivo.

Per utilizzare con successo i KPI nelle politiche di parità di genere, le organizzazioni devono seguire alcuni passi chiave nel proprio processo di valutazione.

Prima di tutto la definizione degli obiettivi, chiari e realistici per quanto riguarda la parità di genere, poi la raccolta dati, accurati e affidabili, per monitorare i KPI, l’analisi dei risultati, grazie ai dati raccolti che devono essere regolarmente analizzati per identificare tendenze e aree in cui sono necessari perfezionamenti, e infine le azioni correttive e i miglioramenti: sempre sulla base dei dati, le organizzazioni devono prendere contromisure per affrontare le disuguaglianze di genere e raggiungere gli obiettivi stabiliti.

L’uso dei KPI nelle politiche di parità di genere è essenziale per valutare il progresso e garantire che le azioni intraprese abbiano un impatto positivo: attraverso l’implementazione di questi strumenti e l’impegno continuo, le aziende possono contribuire a creare ambienti di lavoro più equi e inclusivi per tutti, indipendentemente dal genere.

Non sottovalutiamo il fatto che la certificazione dell’azienda per la UNI PDR 125-22 è sempre più richiesta dalle imprese lungimiranti, anche perché è già entrata nella lista dei requisiti per la partecipazione a gare pubbliche: ma lo scopo va oltre, e si cerca di consolidare il nuovo modello della parità di genere nel tessuto stesso delle organizzazioni, creando un reale cambiamento culturale.

Quindi facciamoci un nodo al fazzoletto e diamoci appuntamento al 2025 per vedere i risultati, sia qui da noi sia nel resto d’Europa: per l’Iran e paesi simili abbiamo, per forza di cose, meno influenza diretta sulla condizione delle donne, e l’unica arma è opporsi, divulgare, trasmettere, parlarne quanto più possibile, per strada, nei media, negli eventi dedicati, nella consegna di premi Nobel!

A Claudia Golin è stato conferito il premio Nobel per l’economia, per i suoi studi sulla disparità di genere nel mondo del lavoro, e questa è una notizia che piace a chi si batte per i diritti delle donne e per l’eliminazione del gender gap.

Ma se tutto rimane su carta non serve a niente: l’impegno per l’uguaglianza di genere non deve essere visto come un’iniziativa temporanea, ma come una parte integrante della missione aziendale: il monitoraggio costante dei progressi e l’adattamento alle mutevoli esigenze sono essenziali per mantenere la trasformazione nel tempo.

#gendergap #dirittidelledonne #125/2022 #PremioNobel #europa #certificazione

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Grazie, ma faccio da solo!

Spesso, quando dobbiamo realizzazione di un progetto, ci troviamo di fronte a una scelta cruciale: affidarci a una consulenza tecnica o tentare di intraprendere il percorso da soli. La frase “come fai a realizzare un progetto senza aver un ingegnere accanto?” coglie perfettamente il dibattito su questo argomento. In questo articolo, esploreremo le sfide e le opportunità di realizzare un progetto senza il tecnico di fiducia.

È innegabile che la consulenza tecnica offra numerosi vantaggi: gli esperti del settore hanno conoscenze e competenze specifiche che sono fondamentali per il successo di un progetto. Sono in grado di fornire una prospettiva esterna e obiettiva, valutare fattibilità, rischi e opportunità, e offrire soluzioni tecniche e strategiche mirate.

Teniamo sempre a mente che la consulenza tecnica può aiutare a evitare costosi errori e ritardi, garantendo un processo più efficiente e una migliore qualità del lavoro.

Però ci sono situazioni in cui non è possibile o pratico ottenere una consulenza tecnica, magari pe una questione di limiti di budget o di risorse, o semplicemente una scelta intraprendente per sviluppare competenze personalmente: e allora, se è questo il caso, è importante affrontare alcune sfide chiave e sfruttare le opportunità che si presentano.

La prima sfida è l’acquisizione di conoscenze e capacità tecniche necessarie per il progetto, perché, senza una consulenza esperta, sarà basilare investire tempo e sforzi nella ricerca e nello studio del settore appropriato. E allora rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo l’accesso a risorse come libri, corsi online, tutorial o collaborazioni con esperti occasionali. Banale a dirlo, ma è indispensabile essere disposti a imparare, adattarsi e sviluppare una buona comprensione dei concetti tecnici. quelli rilevanti e quelli che ci sembrano marginali.

Realizzare un progetto senza assistenza tecnica specialistica offre opportunità significative, perché è un’occasione per conquistare nuove consapevolezze e nuove nozioni, ampliando così la propria base del sapere. Questa esperienza ci porta direttamente a una maggiore fiducia nelle proprie capacità, e magari alla possibilità di assumere ruoli di leadership in progetti futuri in team.

Una seconda sfida è la gestione dei rischi: se facciamo da soli un progetto, sicuramente è più difficile identificare e valutare i rischi associati, per anticipare i potenziali problemi e stabilire programmi di azione. Questo richiede una rigorosa pianificazione, un’analisi dettagliata dei requisiti richiesti, ma anche una valutazione onesta delle proprie capacità e dei propri limiti, nella massima umiltà: in questa situazione sono la comunicazione aperta e la collaborazione con altre persone da coinvolgere la chiave per evitare fallimenti clamorosi.

Senza ombra di dubbio la realizzazione di un progetto senza l’aiuto di un esperto può essere un’opportunità per costruire una rete di contatti e collaborare con altre persone che condividono gli stessi interessi e obiettivi: per questo è importante cercare comunità online, gruppi di discussione o eventi in cui è possibile scambiare informazioni ed esperienze con altre persone.

Avete presente i bambini, quando gli date una corda, e con la loro fantasia la utilizzano in modi stravaganti che a noi neanche lontanamente ci sarebbero venuti in testa? E invece di saltarci, secondo tradizione, la fanno diventare il cerchio di centrocampo per una partita di pallone, o un cavo appeso tra due montagne su cui camminare in equilibrio? Ecco, la mancanza di consulenza tecnica può incoraggiare un pensiero innovativo e creativo: quando si è liberi dagli schemi e dalle restrizioni, si possono trovare soluzioni non convenzionali che portano a risultati sorprendenti, perché la sfida di risolvere problemi complessi da soli stimola la creatività e la motivazione personale.

Se posso dire la mia, trovate motivazione nelle vostre capacità, che già avete dentro di voi! E poi, magari per approfondire, per studiare meglio, seguite pure uno di quei corsi motivazionali, che, sembra, sono in grado di incoraggiare la gratificazione, scatenare il guerriero che è in noi, stimolare la felicità, invogliare all’impegno e di dimostrare i possibili metodi universali per il successo.

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Dietro il trend

Negli ultimi giorni, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato dati allarmanti riguardo alle compravendite immobiliari in Italia: una significativa diminuzione rispetto agli anni precedenti. Questo trend ha destato preoccupazione tra gli osservatori del mercato immobiliare e gli addetti ai lavori, portando alla necessità di comprendere cosa potrebbe essere alla base di questa diminuzione e quali prospettive si delineino per il futuro.

E allora sorgono spontanee serie domande sullo stato attuale del settore e su cosa ha contribuito a questa tendenza negativa: cerchiamo qui di esaminare le cause di questa diminuzione, i numeri delle grandi città, il ruolo dei progetti di rigenerazione urbana, l’importanza degli investitori e le prospettive per il prossimo futuro.

Beh, la prima spiegazione quantomeno plausibile per questo andamento è per forza legata alla situazione economica generale: si, è vero, ormai è un lontano ricordo, ma eventi come la pandemia e le relative conseguenti incertezze finanziarie hanno inevitabilmente influenzato la decisione delle persone di posticipare l’acquisto o la vendita di immobili, o addirittura di rinunciarci.

A parte i bonus edilizi per l’efficientamento energetico e per la manutenzione degli immobili, a cui si è legato spesso anche l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, la normativa di settore non ha subito cambiamenti degni di nota, e così per una volta non sono le leggi e i cavilli burocratici a poter essere annoverati tra le cause che hanno scoraggiato potenziali acquirenti e venditori.

Tranne magari a Firenze, dove chi aveva intenzione di comprare case per trasformarle in B&B si è visto tarpare le ali dalla proposta del consiglio comunale di vietare la creazione di nuove strutture extralberghiere: e non commentiamo qui la notizia, riservandoci di approfondirla prossimamente, per interesse della libertà e dei diritti sulla proprietà privata.

Quando pensiamo alle nostre grandi città, qui il mercato immobiliare ha sempre attirato una grande e costante attenzione: è interessante però notare che si è verificata una oscillazione di comportamento, con città che hanno visto una maggiore stabilità o addirittura una crescita nel settore, mentre altre hanno registrato una diminuzione delle transazioni.

Come ci ha illustrato Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Tecnocasa, ai microfoni di Bricks & Music su Casa Italia Radio, i comuni più piccoli hanno avuto un calo inferiore rispetto a quelli più grandi: Milano, ha avuto addirittura una diminuzione del 17%, anche se accompagnata parallelamente da un contemporaneo aumento dei prezzi di oltre il 6%.

Napoli, sullo slancio del boom turistico che l’ha vista protagonista negli ultimi anni, ha invece mantenuto stabile domanda e offerta, e tanto interesse per investimenti per affitti brevi: ecco, ripensando anche a quello che abbiamo accennato su Firenze, l’offerta variegata e la concorrenza sono un diritto dei consumatori, ed evitano il rischio di monopolio o almeno di oligarchia di aziende alberghiere allettate ad imporre offerta e prezzi relativi.

Facciamo una considerazione: i progetti di rigenerazione urbana contribuiscono ad aumentare il numero delle compravendite?

È chiaro che investimenti del genere, specialmente in periferia, portano all’aumento del valore per tutta l’area interessata, che diventa più attrattiva: le città che hanno investito in tali progetti hanno creato un ambiente più invitante per gli acquirenti e gli investitori immobiliari, mantenendo stabile o proprio potenziando il mercato.

Gli investitori giocano un ruolo cruciale nel determinare la salute del mercato, ma in questo periodo di incertezza economica, che purtroppo persiste, sono più cauti nei loro movimenti: la loro presenza e le loro attività influenzano notevolmente e inevitabilmente la dinamica delle compravendite immobiliari.

E’ l’aumento dei tassi di interesse che ha di sicuro bloccato il mercato: chi deve accendere un mutuo si sente scoraggiato dall’aumento complessivo del costo di acquisto, chi deve vendere una casa si vede costretto a diminuirne il prezzo a fronte di una minore domanda, chi ha da investire è portato a percepire il mercato immobiliare meno seducente o meno redditizio e preferisce magari rifugiarsi in investimenti alternativi, come titoli di stato, obbligazioni oppure operazioni in borsa,

Le prospettive per i prossimi anni? È difficile fare previsioni certe, ma il trend negativo delle compravendite immobiliari è un segnale importante che richiede un’attenta analisi delle cause: saranno le decisioni delle banche centrali, le decisioni e il coraggio degli acquirenti e di chi vende, la disponibilità dei capitali e le politiche di sviluppo urbano ad avere un ruolo fondamentale nell’indicare la strada che prenderà il mercato immobiliare nei prossimi mesi.

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Non solo una facciata!

Forse è bene cambiare la prospettiva da cui guardiamo un appartamento in un palazzo del centro o della periferia delle nostre città: un condominio, oggi, va oltre le riunioni assembleari.

L’investimento in un condominio può veramente essere un’opzione vantaggiosa per molti acquirenti, e quindi è fondamentale per i proprietari mantenere, e anzi aumentare eventualmente il valore del loro bene. L’aumento del valore immobiliare di un condominio non solo offre un rendimento migliore sull’investimento, ma aumenta anche l’attrattiva sul mercato quando si decide di vendere. In questo articolo, esploreremo alcune strategie chiave per migliorare l’appetibilità e il valore di un condominio.

Uno dei modi più efficaci per aumentare il valore immobiliare di un condominio è mantenere il complesso in ottime “condizioni fisiche”: questo include la manutenzione regolare degli spazi comuni, l’ispezione e la cura degli impianti, il giardinaggio e la pulizia. Un condominio ben curato riflette una gestione attenta e attira potenziali acquirenti che cercano una proprietà ben tenuta.

Un “condominio così” è più attraente per i potenziali acquirenti e può giustificare prezzi più elevati sul mercato immobiliare: una manutenzione accurata riduce la necessità di costose riparazioni e ristrutturazioni a lungo termine, e mi sembra che questo sia proprio interessante per le proprie tasche.

Le aree comuni, come corridoi, scale, hall e locali, devono essere pulite regolarmente: una pulizia accurata e costante dà un’impressione positiva agli abitanti e agli ospiti.

Non si fa mai, perché non c’è tempo, c’è altro a cui pensare, tanto il fabbricato va avanti da sé; e invece dobbiamo rilevare e affrontare rapidamente qualsiasi problema di manutenzione, come danni alle pareti, alle porte o alle superfici, perché la manutenzione preventiva evita che i problemi crescano e richiedano costose riparazioni in futuro, circostanza spiacevole e antipatica a dir poco.

Controllare regolarmente l’efficienza e l’integrità degli impianti elettrici e idraulici del condominio previene le perdite d’acqua, i malfunzionamenti elettrici o i guasti possono causare danni significativi se trascurati.

E cosa dire dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento? Sarà banale, ma mettiamoci una mano sulla coscienza e pensiamo all’ultima volta in cui abbiamo focalizzato il nostro interesse sulle loro condizioni ottimali di funzionamento: l’efficienza energetica è un aspetto importante che può influenzare positivamente il valore del condominio, oltre a donare benefici economici nell’immediato.

Se il condominio, quando siamo fortunati, dispone di aree verdi, come giardini o chiostri, è bene investire nella manutenzione di queste aree: il periodo della pandemia ha reso più attraenti i fabbricati con spazi aperti in cui sfogarsi e scappare qualche momento dalle pareti di casa: un giardino ben curato contribuisce a creare un ambiente piacevole per i residenti e può aumentare l’appeal del condominio. Ma i giardini vanno accuditi e innaffiati: e allora anche i sistemi di irrigazione devono restare efficienti per mantenere il verde in buone condizioni.

Non bisogna neanche trascurare le aree esterne, come parcheggi, marciapiedi e cortili: una pulizia regolare e la riparazione di zone che si possono danneggiare nel tempo aiutano a mantenere l’aspetto generale del condominio in un ottimo stato di salute.

Vogliamo parlare poi di immondizia, argomento tanto caro specialmente in periodo di campagna elettorale? Beh, organizzare un sistema funzionale di raccolta e smaltimento dei rifiuti non mi dite che non influenza notevolmente l’immagine del condominio!

Se il fabbricato è nato in un certo modo non è detto che non possiamo fare cambiamenti intelligenti: e allora investire in ammodernamenti e miglioramenti tecnici consente decisamente di incrementare il valore dell’immobile: e allora possiamo pensare a rifiniture di alta qualità, lavori di ristrutturazione e utilizzo della tecnologia. Chi abita già nel condominio ne gode subito di spazi più accattivanti, confortevoli e moderni, ma un condominio moderno e ben rifinito attrae anche acquirenti disposti a pagare di più per un ambiente di vita confortevole e di qualità.

La tecnologia, si, ma come? Installare sistemi di domotica, come dispositivi di controllo delle luci, termostati intelligenti e sistemi di sicurezza avanzati per dirne qualcuno, rende il condominio al passo con i tempi e seducente per chi cerca un ambiente tecnologicamente evoluto.

Anche sostituire le luci con apparecchi di design o con sistemi di illuminazione a LED ottimizza l’aspetto e l’efficienza energetica degli spazi.

E poi guardiamo fuori dalla finestra, e vediamo il nostro panorama, che sia un parco, la strada, un cortile o il raccordo anulare: ma investire in finestre a bassa trasmittanza e nell’isolamento migliora anche l’efficienza energetica delle case, riducendo i costi di riscaldamento e raffreddamento e aumentando l’attrattiva per gli acquirenti interessati anche alla sostenibilità oltre che al portafoglio.

Anche l’installazione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici mostra una visione al passo coi tempi, e può essere un elemento di interesse per chi possiede veicoli ecologici.

Questi elementi non solo riducono i costi energetici, ma contribuiscono anche alla riduzione delle emissioni di carbonio, dimostrando un impegno verso l’ambiente.

Prima di intraprendere qualsiasi progetto di miglioramento, è comunque consigliabile pianificarlo attentamente e considerare come tali modifiche si inseriscono nella strategia generale di valorizzazione del condominio.

La vita è cambiata da quando i nostri nonni, ma anche i nostri genitori, tornavano a casa dal lavoro e passavano il resto del tempo nel calore del soggiorno o della cucina prima di andare a dormire.  Oggi, quando rincasiamo, abbiamo diverse esigenze. e così l’offerta di servizi aggiuntivi può aumentare l’appeal del condominio: una palestra ben attrezzata, una piscina, un’area barbecue, una sala per riunioni o servizi di portierato e sicurezza, se li troviamo nel nostro condominio magari ci evitano di spostarci in macchina e sfidare il traffico per raggiungere il meritato relax.

Una palestra che offre ai residenti la comodità di esercitarsi senza dover lasciare l’edificio, una piscina all’aperto o al coperto, un’area barbecue all’aperto sono un grande vantaggio se sono a portata di mano. Sono spazi ideali per il relax e l’intrattenimento, e magari per conoscersi meglio tra vicini di pianerottolo.

Un condominio con spazi dedicati per riunioni, eventi o feste può essere molto attraente per coloro che vogliono ospitare incontri sociali o professionali senza dover cercare location esterne.

E i nostri amati cagnolini, cagnoloni e micetti? Offrire servizi come un’area per cani, un parco per animali domestici o servizi di pet-sitting può attrarre i proprietari di animali domestici. Un po’ più complicato per gli amanti di animali un po’ esotici, come scimmie o alligatori che trovano una quantità inferiore di esperti in materia disposti e capaci di assisterli!

I servizi aggiuntivi migliorano la qualità della vita dei residenti, che sono indubbiamente più soddisfatti delle loro abitazioni, e fanno del condominio una scelta stuzzicante per i potenziali acquirenti: teniamo però sotto controllo il pericolo di restare rinchiusi in una bolla, e, traffico permettendo, evadiamo dal nostro condominio per ammirare le bellezze e incontrare la gente delle nostre città.

Ma le “cose” che un condominio può mettere a disposizione non finiscono qui: un servizio di portierato 24 ore su 24, un sistema di sicurezza avanzato per la tranquillità dei residenti, collaborare con servizi di consegna di pacchi per la comodità dei residenti, un centro business con accesso a stampanti, scanner e connessione internet ad alta velocità, servizi di manutenzione interna per piccole riparazioni o problemi, una connessione Wi-Fi gratuita nelle aree comuni.

Tutto ciò semplifica e rivoluziona la vita di chi abita nel condominio e garantisce l’apprezzamento di chi pensa di venire a viverci.

Si, ma i prezzi? Non vorrei scoprire l’acqua calda, ma l’aggiunta di questi servizi può non solo aumentare l’appeal del condominio, ma anche giustificare prezzi di locazione o di vendita più elevati.

E allora facciamolo tutti no? Beh, aspetta un attimo! Prima di implementare nuovi servizi, è comunque importante valutare costi-benefici per assicurarsi che siano sostenibili e che corrispondano alle esigenze e alle aspettative dei residenti, comunque sempre più attenti a vivere nel comfort e a un rendimento migliore della proprietà.

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Ma quanta energia che hai!

Almeno una volta al giorno, che sia un telegiornale, una rapida letta alla carta stampata, una discussione con un amico al bar o all’intervallo di una partita, ebbene sì, ci imbattiamo in una notizia, una pubblicità o una discussione sulle energie alternative.

Ormai la lista delle applicazioni riguardanti le fonti alternative la sappiamo a memoria, neanche fossero i dieci comandamenti: il solare, l’eolico, l’idroelettrico e la geotermica accompagnano i nostri giorni quando parliamo di risparmio energetico ed energia pulita.

La scelta di una o dell’altra fonte di energia dipende dalla sua disponibilità, affidabilità e dalla continuità, dal costo di apparecchiature e accessori e dalle politiche di incentivazione governative: queste a volte non si capisce bene da cosa invece dipendano!

Dato certo è che dal 2015 a oggi la capacità mondiale di produzione di energia pulita è cresciuta di oltre il 100%.

C’è una associazione internazionale che presenta dati e scenari a riguardo, la IEA, International Energy Agency.

Il rapporto IEA World Energy Investment 2023 conferma che c’è una evidente accelerazione degli investimenti nelle tecnologie energetiche pulite, accompagnata da un cambiamento rilevante nell’ordine di importanza e priorità di chi investe soldi nel settore energetico.

Una metamorfosi che ha come sfondo il timore per l’accessibilità e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, oltre alla necessità di affrontare la crisi energetica globale e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Un consenso dei popoli alimentato pesantemente dai media, qualunque essi siano, digitali o meno, social o canali più tradizionali.

Se leggiamo il rapporto della IEA vediamo a chiare note l’aumento previsto degli investimenti annuali nelle energie rinnovabili e nei veicoli elettrici, con un incremento del 24% tra il 2021 e il 2023, il che si traduce in una spinta significativa per la transizione verso fonti energetiche sostenibili; e nello stesso periodo gli investimenti in combustibili fossili vedono un aumento meno marcato, con una crescita del 15%.

Con dati attualizzati al valore del dollaro del 2022, nel 2015 gli Investimenti energetici globali nell’energia pulita passano da 1074 a 1740 miliardi di dollari, mentre scendono da 1319 a 1050 miliardi per i combustibili fossili.

Questi dati dimostrano che l’alternativa delle energie rinnovabili e delle loro applicazioni rispetto ai combustibili fossili esprime una crescente consapevolezza dei rischi associati a questi ultimi, come la instabilità dei prezzi delle materie prime e l’impatto ambientale dovuto alle emissioni di carbonio.

Ma dobbiamo stare attenti a un “piccolo” particolare: oltre il 90% di questo aumento degli investimenti proviene dalle economie avanzate e dalla Cina in particolare. Proprio la Cina, l’Europa e gli Stati Uniti sfoggiano un consistente aumento degli investimenti annuali in energia pulita, mentre tutti gli altri paesi del mondo, messi insieme, non arrivano al dato anche dei soli USA.

Addirittura, Russia e Indonesia hanno un dato negativo, cioè una diminuzione degli investimenti dal 2019 a oggi.

Cosa vuol dire in pratica? Significa che la concentrazione di investimenti, in un periodo nemmeno troppo lungo, creerà nuove trincee nell’energia globale, con alcune regioni che si muovono rapidamente verso un futuro a basse emissioni di carbonio, e altre che rimangono fortemente dipendenti dal carbone, dal metano e dal petrolio. Non è difficile immaginare che questo divario avrà pesanti implicazioni economiche, politiche e geoeconomiche.

Il sogno di affrontare la crisi energetica e lottare contro i cambiamenti climatici, a prescindere dalle varie teorie sulla veridicità o meno del problema stesso, si infrange sullo scoglio della diffusione limitata dei reali investimenti a poche regioni privilegiate, non garantendo la transizione equa ed efficace in tutto il globo.

Se prendiamo il dato di capacità di produzione di batterie agli ioni di Litio, nel 2022 rispetto al totale di 1.57 TWh mondiale, beh… 1.2 TWh appartengono alla Cina!

Sembrano passati molti anni dalle prime battaglie contro i cambiamenti climatici, ma in realtà mi sembra che siamo solo all’inizio per la presa di coscienza: guardare il mondo, tutto il mondo, e accorgerci che è ora di ricompensarlo per averci permesso di viverci sopra.

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