Accendi quella vetrina!

Camminiamo sui nostri marciapiedi e ci imbattiamo in vetrine affascinanti di negozi, caffè invoglianti, parrucchieri super moderni e freschi, e poi invece…

Già, nel mondo competitivo delle agenzie immobiliari il rapporto tra l’agente e la vetrina è un aspetto spesso sottovalutato ma di fondamentale importanza. Ma perché mai: quali sono i motivi che spingono le agenzie a mantenere impersonali e scialbe le bacheche? Le agenzie immobiliari si trovano ad affrontare il dilemma di come presentare i propri annunci e le opportunità di vendita in modo efficace, e la vetrina rappresenta proprio un punto di partenza.

Però molte vetrine perdono l’opportunità di sedurre e coinvolgere i potenziali clienti: i motivi sono molteplici e meritano un’attenta considerazione.

Le vetrine, ed è un vero peccato, appaiono anonime, riempite da foto dei palazzi ripresi dall’esterno, che quasi sempre ritraggono edifici che appaiono poco attraenti o addirittura fatiscenti: invece è importante mostrare la gamma di proprietà che l’agenzia ha a disposizione, e queste immagini non fanno altro che respingere invece di attrarre i potenziali acquirenti.

Anche quando troviamo vetrine luminose e apparentemente eleganti, purtroppo si concentrano più sull’edificio stesso che sugli appartamenti in vendita, e ciò crea una disconnessione tra ciò che il cliente cerca e ciò che gli viene presentato: gli acquirenti desiderano vedere l’interno delle proprietà, immaginare la loro vita in quegli spazi, e le vetrine non devono trascurare questo aspetto fondamentale.

E poi quei cartelli! Nella vetrina vengono spiattellate informazioni troppo sommarie e confuse, manca una logica nella presentazione dei contenuti e i dati essenziali sono sparsi in modo disorganizzato: rendiamoci conto che questo delude i clienti, che molto probabilmente apprezzano e cercano una visione chiara delle opportunità disponibili.

Un elemento chiave assente nelle vetrine delle agenzie immobiliari sono i render degli appartamenti e le ipotesi di ristrutturazione: gli acquirenti spesso desiderano vedere come una proprietà potrebbe essere migliorata o personalizzata, ma l’assenza di queste rappresentazioni visive sottrae un’immagine chiara del potenziale di una casa e non incoraggia all’acquisto.

Per migliorare il rapporto tra l’agente immobiliare e la vetrina dell’ufficio, è necessaria, secondo me, una metamorfosi, con un deciso adattamento alle esigenze specifiche del cliente, sia una famiglia, sia una coppia giovane, sia un disabile, sia.. chiunque esso sia.

E allora, care agenzie, dedicate uno spazio significativo alle foto, quelle belle, è chiaro, degli interni delle proprietà, perché queste immagini devono mostrare gli spazi abitativi in modo invitante e accattivante, e organizzate le informazioni in modo logico e chiaro, visto che in vetrina bisogna trovare già i dettagli completi sulle proprietà, specialmente le dimensioni, quelle vere, quelle delle superfici calpestabili, il numero di stanze, dei servizi e il prezzo, in modo trasparente e cristallino.

E sfruttate questa benedetta tecnologia per migliorare la vostra vetrina! Schermi interattivi o vetrine digitali offrono un’esperienza più appassionante e non ti fanno schiodare via dopo pochi istanti.

Rinnovate il rapporto con la vetrina del vostro ufficio, trasformandola in un potente strumento di marketing: la chiave sta nell’adattare la presentazione degli immobili alle aspettative e ai desideri dei clienti, offrendo informazioni complete, limpide e visivamente coinvolgenti.

 

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Dobbiamo tutti studiare!

E seduti comodi sul divano ascoltiamo di lavoratori che muoiono, di altri che si fanno male in maniera seria, di altri che sono stressati, di altri che si prendono denunce per aver trattato male colleghi e colleghe, di operai schiacciati, o che cadono da un ponteggio, o che vengono intrappolati con un braccio dentro un rullo e… vabbè, mi fermo qui.

Sarebbe bello con uno schiocco delle dita, magari uno schiocco divino, mettere fine a questa carneficina, alla quantità enorme di feriti e morti sul lavoro, senza parlare di tutte le malattie professionali legate alle attività che si svolgono mentre facciamo il nostro dovere lavorativo.

Invece quello schiocco non c’è e non ci sarà mai, e quello che è nelle possibilità umane è cercare di limitare i danni e imparare a lavorare con il massimo della prudenza, capendo cosa facciamo, come dobbiamo farlo, con quali precauzioni, con quali misure di sicurezza.

Imparare, si, ma come? Con la formazione: è l’unica arma per evitare di essere scaraventati impreparati e inconsapevoli in cantiere, in fabbrica, in ufficio, insomma, in qualunque posto di lavoro, affinché tutti i dipendenti abbiano l’opportunità di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per svolgere il proprio lavoro in sicurezza.

La formazione inerente alla sicurezza sul lavoro è un imperativo per la prevenzione degli infortuni, in ogni azienda. Attraverso questo processo didattico vengono trasferite conoscenze e procedure essenziali per acquisire competenze che consentano di svolgere attività in modo sicuro.

In Italia, l’obbligo di fornire formazione ai lavoratori è sancito dall’articolo 37 del Decreto Legislativo 81/2008, che stabilisce chiaramente che il datore di lavoro è responsabile di fornire una formazione adeguata ai suoi dipendenti sulle questioni relative alla sicurezza sul lavoro, indipendentemente dal settore di attività e dalla dimensione: questo significa che tutte le imprese, che abbiano almeno un lavoratore, sono tenute a garantire una formazione adeguata, senza alcun costo per i lavoratori e durante l’orario lavorativo.

La formazione dei lavoratori deve rispettare requisiti specifici e contenuti ben definiti. Questi requisiti sono stabiliti sia nel Decreto Legislativo 81/08 che nell’Accordo Stato-Regioni del 21 dicembre 2011.

Tutti i lavoratori sono tenuti a seguire un percorso formativo che presenta due livelli: un modulo di formazione generale, di durata minima di 4 ore, simile per tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore di appartenenza dell’azienda, e che copre le nozioni fondamentali di sicurezza sul lavoro e fornisce le basi per prevenire gli infortuni, poi un modulo di formazione specifica, mirato ai rischi specifici dell’attività lavorativa e alle procedure di lavoro, comprese le situazioni di emergenza.

La durata minima della formazione specifica varia a seconda dei rischi legati alle mansioni e alle caratteristiche del settore dell’azienda, 4 ore per aziende a Rischio Basso, ad esempio uffici e attività artigianali, 8 ore per aziende a Rischio Medio, come l’agricoltura e la scuola, 12 ore per aziende a Rischio Alto, come le industrie, le costruzioni e la sanità.

L’Accordo Stato-Regioni del 21 dicembre 2011 stabilisce anche l’obbligo del datore di lavoro di fornire un aggiornamento della formazione in materia di salute e sicurezza a tutti i lavoratori.

Ogni 5 anni i lavoratori devono effettuare un aggiornamento di durata minima di 6 ore, in modo da assicurare di stare sempre al passo con le ultime normative e procedure in materia di sicurezza sul lavoro.

Il passo successivo, di cui non si può fare a meno, è l’addestramento: la teoria della formazione, se non si mette in pratica con l’addestramento, si perde prima o poi nei meandri della nostra mente, e si rischia di rendere arido e inutile quello che abbiamo imparato in aula o davanti allo schermo di un computer.

E allora formazione, informazione e addestramento si traducono in conoscenza delle procedure di sicurezza e delle regole sul posto di lavoro, consapevolezza dei rischi, uso corretto dell’attrezzatura, comportamenti sicuri e prudenti: la conseguenza sarà la riduzione degli infortuni, la riduzione dei costi associati agli incidenti, l’incremento della produttività e una migliore reputazione aziendale.

Mettiamocelo bene in testa: la formazione in materia di sicurezza sul lavoro è essenziale per prevenire infortuni, proteggere i lavoratori e promuovere un ambiente di lavoro sano e sicuro: le aziende devono considerarla come una priorità assoluta, un investimento, proprio come se si trattasse di un macchinario all’avanguardia di cui non si può fare a meno.

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Non ci salgo!

Oggi andiamo in cantiere e guardiamo in alto, con operai che camminano, lavorano e si muovono con gli attrezzi del mestiere anche a molti metri da terra, su piani e scalette che ci fanno venire le vertigini solo a guardarli.

Qualcuno può pensare che la realizzazione di un ponteggio sia un processo semplice, ma in realtà è un’attività articolata che richiede attenzione ai dettagli e competenze tecniche.

Quando si tratta di lavori edili, la realizzazione di ponteggi è un’operazione comune, ma spesso trascurata in termini di progettazione: questa non è solo importante, ma assolutamente obbligatoria quando ci si trova di fronte a situazioni non standard o complesse.

È un aspetto spesso sottovalutato, ma va considerato con la massima attenzione, poiché ha un impatto diretto sulla sicurezza del cantiere: i ponteggi sono elementi essenziali nel settore delle costruzioni e delle ristrutturazioni, che garantiscono il corretto svolgimento dei lavori.

Un progetto accurato prima dell’installazione è essenziale per garantire la stabilità strutturale, la resistenza agli agenti atmosferici e la sicurezza dei lavoratori e dei passanti: il progetto include informazioni dettagliate sul tipo di ponteggio da utilizzare, la posizione delle staffe di ancoraggio, i punti di accesso, le protezioni laterali.

Inoltre, il progetto deve prevedere la gestione delle emergenze, come la prevenzione delle cadute e le procedure di evacuazione.

È importante sottolineare che un progetto accurato per i ponteggi richiede capacità tecniche specializzate e la conoscenza delle normative di sicurezza e di costruzione applicabili: è consigliabile, per dirla facile, affidarsi a professionisti qualificati, come ingegneri strutturali o esperti nel settore dei ponteggi, per sviluppare il progetto in conformità alle norme di riferimento, e soprattutto per far lavorare al sicuro gli operai

In caso di occupazione del suolo pubblico, poi, le autorizzazioni per l’installazione dei ponteggi sono un requisito fondamentale per adeguarsi alle regole locali: si richiede una autorizzazione alle autorità competenti, i vigili urbani, che effettuano una valutazione approfondita del progetto, analizzando i rischi e le misure di sicurezza adottate.

Una corretta pianificazione e progettazione dei ponteggi non solo garantisce la sicurezza dei lavoratori, ma anche un flusso di lavoro efficiente e una riduzione dei tempi di realizzazione: un progetto ben eseguito tiene conto dei vincoli dello spazio di lavoro, delle necessità specifiche del cantiere e delle peculiarità dell’edificio stesso, consentendo una migliore organizzazione e ottimizzazione delle risorse.

E allora lavoriamo con la consapevolezza che l’incolumità è il valore più grande di un lavoro ben fatto: un ponteggio progettato correttamente offre un ambiente di lavoro sicuro, riducendo il rischio di incidenti o cadute, tenendo conto anche del peso da sostenere e delle condizioni climatiche.

Un ponteggio ben progettato aumenta l’efficienza del cantiere, consentendo agli operai di accedere facilmente alle aree di lavoro, riducendo periodi morti e migliorando la produttività: è un bel risparmio, tra l’altro, di tempo e denaro, perché una progettazione accurata significa che il ponteggio sarà costruito una sola volta, senza la necessità di modifiche costose o ritardi dovuti a problemi imprevisti.

 

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Pari e patta

La parità di genere è un principio fondamentale che promuove l’uguaglianza tra uomini e donne in tutti gli aspetti della società, economia, istruzione, salute, politica, compreso il mondo del lavoro: per garantire una cultura aziendale inclusiva e contrastare la diversità di genere, le organizzazioni stanno sempre più adottando sistemi di gestione specifici.

I paesi più evoluti da questo punto di vista stanno a Nord, e sono Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia, ma nessuno al mondo ha ancora schiacciato la differenza tra uomini e donne riguardo ai temi inerenti al gender gap: su 156 nazioni prese in considerazione l’Italia è al 63° posto in classifica, ma se osserviamo il tema economia, legato al mondo del lavoro in ogni suo aspetto, siamo solo al 114° posto.

A marzo del 2020, l’Unione Europea ha presentato il documento Gender Equality Strategy 2020-2025, che detta proprio la strategia per la parità di genere, con obiettivi e misure fondamentali ritenuti necessari per conseguire la parità di genere entro il 2025: l’Italia ha recepito questa direttiva tramite il Ministero delle Pari Opportunità già da luglio 2021, e per le aziende che ottengono la Certificazione di parità di genere sono previsti sgravi contributivi e punteggi maggiori nella partecipazione a bandi pubblici.

Uno dei sistemi di gestione studiati è basato sulla Prassi di Riferimento UNI PDR 125:2022, che introduce l’uso di indicatori chiave di prestazione, i KPI, per valutare e migliorare le politiche relative nelle organizzazioni: esaminiamo come questi strumenti possono aiutare le aziende a promuovere l’uguaglianza di genere.

La UNI PDR 125-22 fornisce un quadro strutturato per la creazione, l’implementazione e la valutazione delle politiche di uguaglianza di genere, per aiutare le imprese a identificare, affrontare e monitorare le disuguaglianze nelle loro attività.

I KPI, ovvero gli indicatori chiave di prestazione, svolgono un ruolo cruciale nell’attuazione efficace delle politiche di parità di genere, perché misurano l’andamento delle iniziative volte a promuovere la parità e forniscono dati quantitativi per valutarne il progresso: vediamo alcuni esempi di KPI legati alle politiche di parità di genere.

Percentuale di donne in posizioni di leadership: questo KPI misura quanti dirigenti di sesso femminile ci sono in posizioni di responsabilità all’interno dell’organizzazione, considerando che un aumento di questa percentuale indica un progresso verso l’uguaglianza di genere.

Differenze salariali di genere: si analizzano le differenze retributive tra uomini e donne all’interno dell’organizzazione, dove una riduzione di queste differenze indica un maggior livello di equità salariale.

Tasso di assunzione e promozione di donne: si controlla quanti uomini e donne vengono assunti o promossi in posizioni chiave, visto che un equilibrio tra i sessi in queste decisioni è un segno positivo.

Per utilizzare con successo i KPI nelle politiche di parità di genere, le organizzazioni devono seguire alcuni passi chiave nel proprio processo di valutazione.

Prima di tutto la definizione degli obiettivi, chiari e realistici per quanto riguarda la parità di genere, poi la raccolta dati, accurati e affidabili, per monitorare i KPI, l’analisi dei risultati, grazie ai dati raccolti che devono essere regolarmente analizzati per identificare tendenze e aree in cui sono necessari perfezionamenti, e infine le azioni correttive e i miglioramenti: sempre sulla base dei dati, le organizzazioni devono prendere contromisure per affrontare le disuguaglianze di genere e raggiungere gli obiettivi stabiliti.

L’uso dei KPI nelle politiche di parità di genere è essenziale per valutare il progresso e garantire che le azioni intraprese abbiano un impatto positivo: attraverso l’implementazione di questi strumenti e l’impegno continuo, le aziende possono contribuire a creare ambienti di lavoro più equi e inclusivi per tutti, indipendentemente dal genere.

Non sottovalutiamo il fatto che la certificazione dell’azienda per la UNI PDR 125-22 è sempre più richiesta dalle imprese lungimiranti, anche perché è già entrata nella lista dei requisiti per la partecipazione a gare pubbliche: ma lo scopo va oltre, e si cerca di consolidare il nuovo modello della parità di genere nel tessuto stesso delle organizzazioni, creando un reale cambiamento culturale.

Quindi facciamoci un nodo al fazzoletto e diamoci appuntamento al 2025 per vedere i risultati, sia qui da noi sia nel resto d’Europa: per l’Iran e paesi simili abbiamo, per forza di cose, meno influenza diretta sulla condizione delle donne, e l’unica arma è opporsi, divulgare, trasmettere, parlarne quanto più possibile, per strada, nei media, negli eventi dedicati, nella consegna di premi Nobel!

A Claudia Golin è stato conferito il premio Nobel per l’economia, per i suoi studi sulla disparità di genere nel mondo del lavoro, e questa è una notizia che piace a chi si batte per i diritti delle donne e per l’eliminazione del gender gap.

Ma se tutto rimane su carta non serve a niente: l’impegno per l’uguaglianza di genere non deve essere visto come un’iniziativa temporanea, ma come una parte integrante della missione aziendale: il monitoraggio costante dei progressi e l’adattamento alle mutevoli esigenze sono essenziali per mantenere la trasformazione nel tempo.

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Grazie, ma faccio da solo!

Spesso, quando dobbiamo realizzazione di un progetto, ci troviamo di fronte a una scelta cruciale: affidarci a una consulenza tecnica o tentare di intraprendere il percorso da soli. La frase “come fai a realizzare un progetto senza aver un ingegnere accanto?” coglie perfettamente il dibattito su questo argomento. In questo articolo, esploreremo le sfide e le opportunità di realizzare un progetto senza il tecnico di fiducia.

È innegabile che la consulenza tecnica offra numerosi vantaggi: gli esperti del settore hanno conoscenze e competenze specifiche che sono fondamentali per il successo di un progetto. Sono in grado di fornire una prospettiva esterna e obiettiva, valutare fattibilità, rischi e opportunità, e offrire soluzioni tecniche e strategiche mirate.

Teniamo sempre a mente che la consulenza tecnica può aiutare a evitare costosi errori e ritardi, garantendo un processo più efficiente e una migliore qualità del lavoro.

Però ci sono situazioni in cui non è possibile o pratico ottenere una consulenza tecnica, magari pe una questione di limiti di budget o di risorse, o semplicemente una scelta intraprendente per sviluppare competenze personalmente: e allora, se è questo il caso, è importante affrontare alcune sfide chiave e sfruttare le opportunità che si presentano.

La prima sfida è l’acquisizione di conoscenze e capacità tecniche necessarie per il progetto, perché, senza una consulenza esperta, sarà basilare investire tempo e sforzi nella ricerca e nello studio del settore appropriato. E allora rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo l’accesso a risorse come libri, corsi online, tutorial o collaborazioni con esperti occasionali. Banale a dirlo, ma è indispensabile essere disposti a imparare, adattarsi e sviluppare una buona comprensione dei concetti tecnici. quelli rilevanti e quelli che ci sembrano marginali.

Realizzare un progetto senza assistenza tecnica specialistica offre opportunità significative, perché è un’occasione per conquistare nuove consapevolezze e nuove nozioni, ampliando così la propria base del sapere. Questa esperienza ci porta direttamente a una maggiore fiducia nelle proprie capacità, e magari alla possibilità di assumere ruoli di leadership in progetti futuri in team.

Una seconda sfida è la gestione dei rischi: se facciamo da soli un progetto, sicuramente è più difficile identificare e valutare i rischi associati, per anticipare i potenziali problemi e stabilire programmi di azione. Questo richiede una rigorosa pianificazione, un’analisi dettagliata dei requisiti richiesti, ma anche una valutazione onesta delle proprie capacità e dei propri limiti, nella massima umiltà: in questa situazione sono la comunicazione aperta e la collaborazione con altre persone da coinvolgere la chiave per evitare fallimenti clamorosi.

Senza ombra di dubbio la realizzazione di un progetto senza l’aiuto di un esperto può essere un’opportunità per costruire una rete di contatti e collaborare con altre persone che condividono gli stessi interessi e obiettivi: per questo è importante cercare comunità online, gruppi di discussione o eventi in cui è possibile scambiare informazioni ed esperienze con altre persone.

Avete presente i bambini, quando gli date una corda, e con la loro fantasia la utilizzano in modi stravaganti che a noi neanche lontanamente ci sarebbero venuti in testa? E invece di saltarci, secondo tradizione, la fanno diventare il cerchio di centrocampo per una partita di pallone, o un cavo appeso tra due montagne su cui camminare in equilibrio? Ecco, la mancanza di consulenza tecnica può incoraggiare un pensiero innovativo e creativo: quando si è liberi dagli schemi e dalle restrizioni, si possono trovare soluzioni non convenzionali che portano a risultati sorprendenti, perché la sfida di risolvere problemi complessi da soli stimola la creatività e la motivazione personale.

Se posso dire la mia, trovate motivazione nelle vostre capacità, che già avete dentro di voi! E poi, magari per approfondire, per studiare meglio, seguite pure uno di quei corsi motivazionali, che, sembra, sono in grado di incoraggiare la gratificazione, scatenare il guerriero che è in noi, stimolare la felicità, invogliare all’impegno e di dimostrare i possibili metodi universali per il successo.

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Dietro il trend

Negli ultimi giorni, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato dati allarmanti riguardo alle compravendite immobiliari in Italia: una significativa diminuzione rispetto agli anni precedenti. Questo trend ha destato preoccupazione tra gli osservatori del mercato immobiliare e gli addetti ai lavori, portando alla necessità di comprendere cosa potrebbe essere alla base di questa diminuzione e quali prospettive si delineino per il futuro.

E allora sorgono spontanee serie domande sullo stato attuale del settore e su cosa ha contribuito a questa tendenza negativa: cerchiamo qui di esaminare le cause di questa diminuzione, i numeri delle grandi città, il ruolo dei progetti di rigenerazione urbana, l’importanza degli investitori e le prospettive per il prossimo futuro.

Beh, la prima spiegazione quantomeno plausibile per questo andamento è per forza legata alla situazione economica generale: si, è vero, ormai è un lontano ricordo, ma eventi come la pandemia e le relative conseguenti incertezze finanziarie hanno inevitabilmente influenzato la decisione delle persone di posticipare l’acquisto o la vendita di immobili, o addirittura di rinunciarci.

A parte i bonus edilizi per l’efficientamento energetico e per la manutenzione degli immobili, a cui si è legato spesso anche l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, la normativa di settore non ha subito cambiamenti degni di nota, e così per una volta non sono le leggi e i cavilli burocratici a poter essere annoverati tra le cause che hanno scoraggiato potenziali acquirenti e venditori.

Tranne magari a Firenze, dove chi aveva intenzione di comprare case per trasformarle in B&B si è visto tarpare le ali dalla proposta del consiglio comunale di vietare la creazione di nuove strutture extralberghiere: e non commentiamo qui la notizia, riservandoci di approfondirla prossimamente, per interesse della libertà e dei diritti sulla proprietà privata.

Quando pensiamo alle nostre grandi città, qui il mercato immobiliare ha sempre attirato una grande e costante attenzione: è interessante però notare che si è verificata una oscillazione di comportamento, con città che hanno visto una maggiore stabilità o addirittura una crescita nel settore, mentre altre hanno registrato una diminuzione delle transazioni.

Come ci ha illustrato Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Tecnocasa, ai microfoni di Bricks & Music su Casa Italia Radio, i comuni più piccoli hanno avuto un calo inferiore rispetto a quelli più grandi: Milano, ha avuto addirittura una diminuzione del 17%, anche se accompagnata parallelamente da un contemporaneo aumento dei prezzi di oltre il 6%.

Napoli, sullo slancio del boom turistico che l’ha vista protagonista negli ultimi anni, ha invece mantenuto stabile domanda e offerta, e tanto interesse per investimenti per affitti brevi: ecco, ripensando anche a quello che abbiamo accennato su Firenze, l’offerta variegata e la concorrenza sono un diritto dei consumatori, ed evitano il rischio di monopolio o almeno di oligarchia di aziende alberghiere allettate ad imporre offerta e prezzi relativi.

Facciamo una considerazione: i progetti di rigenerazione urbana contribuiscono ad aumentare il numero delle compravendite?

È chiaro che investimenti del genere, specialmente in periferia, portano all’aumento del valore per tutta l’area interessata, che diventa più attrattiva: le città che hanno investito in tali progetti hanno creato un ambiente più invitante per gli acquirenti e gli investitori immobiliari, mantenendo stabile o proprio potenziando il mercato.

Gli investitori giocano un ruolo cruciale nel determinare la salute del mercato, ma in questo periodo di incertezza economica, che purtroppo persiste, sono più cauti nei loro movimenti: la loro presenza e le loro attività influenzano notevolmente e inevitabilmente la dinamica delle compravendite immobiliari.

E’ l’aumento dei tassi di interesse che ha di sicuro bloccato il mercato: chi deve accendere un mutuo si sente scoraggiato dall’aumento complessivo del costo di acquisto, chi deve vendere una casa si vede costretto a diminuirne il prezzo a fronte di una minore domanda, chi ha da investire è portato a percepire il mercato immobiliare meno seducente o meno redditizio e preferisce magari rifugiarsi in investimenti alternativi, come titoli di stato, obbligazioni oppure operazioni in borsa,

Le prospettive per i prossimi anni? È difficile fare previsioni certe, ma il trend negativo delle compravendite immobiliari è un segnale importante che richiede un’attenta analisi delle cause: saranno le decisioni delle banche centrali, le decisioni e il coraggio degli acquirenti e di chi vende, la disponibilità dei capitali e le politiche di sviluppo urbano ad avere un ruolo fondamentale nell’indicare la strada che prenderà il mercato immobiliare nei prossimi mesi.

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Non solo una facciata!

Forse è bene cambiare la prospettiva da cui guardiamo un appartamento in un palazzo del centro o della periferia delle nostre città: un condominio, oggi, va oltre le riunioni assembleari.

L’investimento in un condominio può veramente essere un’opzione vantaggiosa per molti acquirenti, e quindi è fondamentale per i proprietari mantenere, e anzi aumentare eventualmente il valore del loro bene. L’aumento del valore immobiliare di un condominio non solo offre un rendimento migliore sull’investimento, ma aumenta anche l’attrattiva sul mercato quando si decide di vendere. In questo articolo, esploreremo alcune strategie chiave per migliorare l’appetibilità e il valore di un condominio.

Uno dei modi più efficaci per aumentare il valore immobiliare di un condominio è mantenere il complesso in ottime “condizioni fisiche”: questo include la manutenzione regolare degli spazi comuni, l’ispezione e la cura degli impianti, il giardinaggio e la pulizia. Un condominio ben curato riflette una gestione attenta e attira potenziali acquirenti che cercano una proprietà ben tenuta.

Un “condominio così” è più attraente per i potenziali acquirenti e può giustificare prezzi più elevati sul mercato immobiliare: una manutenzione accurata riduce la necessità di costose riparazioni e ristrutturazioni a lungo termine, e mi sembra che questo sia proprio interessante per le proprie tasche.

Le aree comuni, come corridoi, scale, hall e locali, devono essere pulite regolarmente: una pulizia accurata e costante dà un’impressione positiva agli abitanti e agli ospiti.

Non si fa mai, perché non c’è tempo, c’è altro a cui pensare, tanto il fabbricato va avanti da sé; e invece dobbiamo rilevare e affrontare rapidamente qualsiasi problema di manutenzione, come danni alle pareti, alle porte o alle superfici, perché la manutenzione preventiva evita che i problemi crescano e richiedano costose riparazioni in futuro, circostanza spiacevole e antipatica a dir poco.

Controllare regolarmente l’efficienza e l’integrità degli impianti elettrici e idraulici del condominio previene le perdite d’acqua, i malfunzionamenti elettrici o i guasti possono causare danni significativi se trascurati.

E cosa dire dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento? Sarà banale, ma mettiamoci una mano sulla coscienza e pensiamo all’ultima volta in cui abbiamo focalizzato il nostro interesse sulle loro condizioni ottimali di funzionamento: l’efficienza energetica è un aspetto importante che può influenzare positivamente il valore del condominio, oltre a donare benefici economici nell’immediato.

Se il condominio, quando siamo fortunati, dispone di aree verdi, come giardini o chiostri, è bene investire nella manutenzione di queste aree: il periodo della pandemia ha reso più attraenti i fabbricati con spazi aperti in cui sfogarsi e scappare qualche momento dalle pareti di casa: un giardino ben curato contribuisce a creare un ambiente piacevole per i residenti e può aumentare l’appeal del condominio. Ma i giardini vanno accuditi e innaffiati: e allora anche i sistemi di irrigazione devono restare efficienti per mantenere il verde in buone condizioni.

Non bisogna neanche trascurare le aree esterne, come parcheggi, marciapiedi e cortili: una pulizia regolare e la riparazione di zone che si possono danneggiare nel tempo aiutano a mantenere l’aspetto generale del condominio in un ottimo stato di salute.

Vogliamo parlare poi di immondizia, argomento tanto caro specialmente in periodo di campagna elettorale? Beh, organizzare un sistema funzionale di raccolta e smaltimento dei rifiuti non mi dite che non influenza notevolmente l’immagine del condominio!

Se il fabbricato è nato in un certo modo non è detto che non possiamo fare cambiamenti intelligenti: e allora investire in ammodernamenti e miglioramenti tecnici consente decisamente di incrementare il valore dell’immobile: e allora possiamo pensare a rifiniture di alta qualità, lavori di ristrutturazione e utilizzo della tecnologia. Chi abita già nel condominio ne gode subito di spazi più accattivanti, confortevoli e moderni, ma un condominio moderno e ben rifinito attrae anche acquirenti disposti a pagare di più per un ambiente di vita confortevole e di qualità.

La tecnologia, si, ma come? Installare sistemi di domotica, come dispositivi di controllo delle luci, termostati intelligenti e sistemi di sicurezza avanzati per dirne qualcuno, rende il condominio al passo con i tempi e seducente per chi cerca un ambiente tecnologicamente evoluto.

Anche sostituire le luci con apparecchi di design o con sistemi di illuminazione a LED ottimizza l’aspetto e l’efficienza energetica degli spazi.

E poi guardiamo fuori dalla finestra, e vediamo il nostro panorama, che sia un parco, la strada, un cortile o il raccordo anulare: ma investire in finestre a bassa trasmittanza e nell’isolamento migliora anche l’efficienza energetica delle case, riducendo i costi di riscaldamento e raffreddamento e aumentando l’attrattiva per gli acquirenti interessati anche alla sostenibilità oltre che al portafoglio.

Anche l’installazione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici mostra una visione al passo coi tempi, e può essere un elemento di interesse per chi possiede veicoli ecologici.

Questi elementi non solo riducono i costi energetici, ma contribuiscono anche alla riduzione delle emissioni di carbonio, dimostrando un impegno verso l’ambiente.

Prima di intraprendere qualsiasi progetto di miglioramento, è comunque consigliabile pianificarlo attentamente e considerare come tali modifiche si inseriscono nella strategia generale di valorizzazione del condominio.

La vita è cambiata da quando i nostri nonni, ma anche i nostri genitori, tornavano a casa dal lavoro e passavano il resto del tempo nel calore del soggiorno o della cucina prima di andare a dormire.  Oggi, quando rincasiamo, abbiamo diverse esigenze. e così l’offerta di servizi aggiuntivi può aumentare l’appeal del condominio: una palestra ben attrezzata, una piscina, un’area barbecue, una sala per riunioni o servizi di portierato e sicurezza, se li troviamo nel nostro condominio magari ci evitano di spostarci in macchina e sfidare il traffico per raggiungere il meritato relax.

Una palestra che offre ai residenti la comodità di esercitarsi senza dover lasciare l’edificio, una piscina all’aperto o al coperto, un’area barbecue all’aperto sono un grande vantaggio se sono a portata di mano. Sono spazi ideali per il relax e l’intrattenimento, e magari per conoscersi meglio tra vicini di pianerottolo.

Un condominio con spazi dedicati per riunioni, eventi o feste può essere molto attraente per coloro che vogliono ospitare incontri sociali o professionali senza dover cercare location esterne.

E i nostri amati cagnolini, cagnoloni e micetti? Offrire servizi come un’area per cani, un parco per animali domestici o servizi di pet-sitting può attrarre i proprietari di animali domestici. Un po’ più complicato per gli amanti di animali un po’ esotici, come scimmie o alligatori che trovano una quantità inferiore di esperti in materia disposti e capaci di assisterli!

I servizi aggiuntivi migliorano la qualità della vita dei residenti, che sono indubbiamente più soddisfatti delle loro abitazioni, e fanno del condominio una scelta stuzzicante per i potenziali acquirenti: teniamo però sotto controllo il pericolo di restare rinchiusi in una bolla, e, traffico permettendo, evadiamo dal nostro condominio per ammirare le bellezze e incontrare la gente delle nostre città.

Ma le “cose” che un condominio può mettere a disposizione non finiscono qui: un servizio di portierato 24 ore su 24, un sistema di sicurezza avanzato per la tranquillità dei residenti, collaborare con servizi di consegna di pacchi per la comodità dei residenti, un centro business con accesso a stampanti, scanner e connessione internet ad alta velocità, servizi di manutenzione interna per piccole riparazioni o problemi, una connessione Wi-Fi gratuita nelle aree comuni.

Tutto ciò semplifica e rivoluziona la vita di chi abita nel condominio e garantisce l’apprezzamento di chi pensa di venire a viverci.

Si, ma i prezzi? Non vorrei scoprire l’acqua calda, ma l’aggiunta di questi servizi può non solo aumentare l’appeal del condominio, ma anche giustificare prezzi di locazione o di vendita più elevati.

E allora facciamolo tutti no? Beh, aspetta un attimo! Prima di implementare nuovi servizi, è comunque importante valutare costi-benefici per assicurarsi che siano sostenibili e che corrispondano alle esigenze e alle aspettative dei residenti, comunque sempre più attenti a vivere nel comfort e a un rendimento migliore della proprietà.

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Ma quanta energia che hai!

Almeno una volta al giorno, che sia un telegiornale, una rapida letta alla carta stampata, una discussione con un amico al bar o all’intervallo di una partita, ebbene sì, ci imbattiamo in una notizia, una pubblicità o una discussione sulle energie alternative.

Ormai la lista delle applicazioni riguardanti le fonti alternative la sappiamo a memoria, neanche fossero i dieci comandamenti: il solare, l’eolico, l’idroelettrico e la geotermica accompagnano i nostri giorni quando parliamo di risparmio energetico ed energia pulita.

La scelta di una o dell’altra fonte di energia dipende dalla sua disponibilità, affidabilità e dalla continuità, dal costo di apparecchiature e accessori e dalle politiche di incentivazione governative: queste a volte non si capisce bene da cosa invece dipendano!

Dato certo è che dal 2015 a oggi la capacità mondiale di produzione di energia pulita è cresciuta di oltre il 100%.

C’è una associazione internazionale che presenta dati e scenari a riguardo, la IEA, International Energy Agency.

Il rapporto IEA World Energy Investment 2023 conferma che c’è una evidente accelerazione degli investimenti nelle tecnologie energetiche pulite, accompagnata da un cambiamento rilevante nell’ordine di importanza e priorità di chi investe soldi nel settore energetico.

Una metamorfosi che ha come sfondo il timore per l’accessibilità e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, oltre alla necessità di affrontare la crisi energetica globale e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Un consenso dei popoli alimentato pesantemente dai media, qualunque essi siano, digitali o meno, social o canali più tradizionali.

Se leggiamo il rapporto della IEA vediamo a chiare note l’aumento previsto degli investimenti annuali nelle energie rinnovabili e nei veicoli elettrici, con un incremento del 24% tra il 2021 e il 2023, il che si traduce in una spinta significativa per la transizione verso fonti energetiche sostenibili; e nello stesso periodo gli investimenti in combustibili fossili vedono un aumento meno marcato, con una crescita del 15%.

Con dati attualizzati al valore del dollaro del 2022, nel 2015 gli Investimenti energetici globali nell’energia pulita passano da 1074 a 1740 miliardi di dollari, mentre scendono da 1319 a 1050 miliardi per i combustibili fossili.

Questi dati dimostrano che l’alternativa delle energie rinnovabili e delle loro applicazioni rispetto ai combustibili fossili esprime una crescente consapevolezza dei rischi associati a questi ultimi, come la instabilità dei prezzi delle materie prime e l’impatto ambientale dovuto alle emissioni di carbonio.

Ma dobbiamo stare attenti a un “piccolo” particolare: oltre il 90% di questo aumento degli investimenti proviene dalle economie avanzate e dalla Cina in particolare. Proprio la Cina, l’Europa e gli Stati Uniti sfoggiano un consistente aumento degli investimenti annuali in energia pulita, mentre tutti gli altri paesi del mondo, messi insieme, non arrivano al dato anche dei soli USA.

Addirittura, Russia e Indonesia hanno un dato negativo, cioè una diminuzione degli investimenti dal 2019 a oggi.

Cosa vuol dire in pratica? Significa che la concentrazione di investimenti, in un periodo nemmeno troppo lungo, creerà nuove trincee nell’energia globale, con alcune regioni che si muovono rapidamente verso un futuro a basse emissioni di carbonio, e altre che rimangono fortemente dipendenti dal carbone, dal metano e dal petrolio. Non è difficile immaginare che questo divario avrà pesanti implicazioni economiche, politiche e geoeconomiche.

Il sogno di affrontare la crisi energetica e lottare contro i cambiamenti climatici, a prescindere dalle varie teorie sulla veridicità o meno del problema stesso, si infrange sullo scoglio della diffusione limitata dei reali investimenti a poche regioni privilegiate, non garantendo la transizione equa ed efficace in tutto il globo.

Se prendiamo il dato di capacità di produzione di batterie agli ioni di Litio, nel 2022 rispetto al totale di 1.57 TWh mondiale, beh… 1.2 TWh appartengono alla Cina!

Sembrano passati molti anni dalle prime battaglie contro i cambiamenti climatici, ma in realtà mi sembra che siamo solo all’inizio per la presa di coscienza: guardare il mondo, tutto il mondo, e accorgerci che è ora di ricompensarlo per averci permesso di viverci sopra.

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La paura al tuo fianco

Quella dell’agente immobiliare è una professione competitiva in cui spesso si tratta con colleghi che possono essere percepiti come concorrenti o “nemici”, in un certo senso: a mio avviso è importante mantenere un atteggiamento professionale e costruttivo nei loro confronti, evitando che la paura o la rivalità ostacolino la tua carriera.

Nelle interviste che realizziamo, negli eventi a cui partecipiamo con la nostra Radio abbiamo costantemente la possibilità di analizzare e fare una sintesi delle diverse percezioni ed esigenze nel settore immobiliare, dal punto di vista sia delle figure di vertice delle aziende sia degli agenti che ci raccontano la propria esperienza personale, la fatica, gli ostacoli, le sconfitte, le vittorie: un ambiente complesso ma nello stesso tempo affascinante e stimolante.

Nell’industria immobiliare può emergere una dinamica competitiva che crea una sensazione di “paura” tra gli agenti immobiliari, paura da affrontare in modo utile per favorire un ambiente di lavoro sano e collaborativo. Questo articolo esplorerà come gli agenti immobiliari possono gestire la paura dei colleghi “nemici” positivamente, allacciando relazioni professionali solide e promuovendo un clima di rispetto reciproco.

Piuttosto che concentrarsi sulla competizione con i colleghi, gli agenti immobiliari devono concentrarsi sul proprio percorso professionale e sui propri obiettivi: mantenere una mentalità orientata al successo personale aiuta a evitare l’influenza negativa della paura dei colleghi “nemici” e a proteggere la motivazione.

Concentrati sui tuoi obiettivi e sui risultati che desideri ottenere, perché alimentare la visione chiara delle tue mete ti spinge a superare le paure e a focalizzarti sul successo a lungo termine.

Ma perché questa maledetta paura? La paura dei colleghi può nascere da una percezione di minaccia alla tua carriera, ma tu punta te stesso, correggi e affina le tue abilità, e soprattutto servi al meglio i tuoi clienti: se proponi un lavoro di alta qualità, puoi distinguerti e ottenere successo indipendentemente dalla concorrenza.

Questa qualità è poi tutta da definire! Cosa offrire, come offrirlo, spiegare il perché al cliente, le provvigioni, i metodi, con quali strumenti. Ma questo è un altro discorso.

Superare la paura e creare un ambiente di lavoro più armonioso si ottiene sforzandosi di stabilire relazioni positive e professionali con i colleghi: sostenere gli altri agenti, offrire aiuto e condividere conoscenze ed esperienze protegge un clima di collaborazione e supporto reciproco.

E se inizialmente può sembrare faticoso e innaturale, vedrai che con l’allenamento diventa una abitudine normale e alla fine anche istintiva!

Invece di vedere i colleghi come nemici da combattere e da cui difendersi, punta ad avere rapporti cooperativi, perché la collaborazione con altri agenti immobiliari può portare a partnership vantaggiose e condivisione di informazioni che possono aiutare anche te a risolvere problemi e raggiungere obiettivi comuni.

Non sottovalutare di partecipare a eventi di networking, fiere immobiliari o workshop, cosa che avviene molto spesso per pigrizia o perché si sottovalutano queste occasioni di socializzazione e scambio: proprio qui si ha l’opportunità di incontrare i colleghi e costruire connessioni significative, conoscere le loro competenze e raccontare gomito a gomito i momenti che si vivono durante il giorno, e spesso anche la notte, approdando a sinergie e partnership proficue.

Trovare opportunità di collaborazione su progetti immobiliari comuni ti fa superare la paura, e lavorare insieme su una vendita o su un progetto di marketing fa ottenere a risultati migliori e migliorare la percezione reciproca, il che significa rapporti più solidi.

E dove la mettiamo l’etica professionale? Se mantieni un comportamento corretto e professionale in tutte le tue interazioni con i colleghi avrai, e manterrai nel tempo, una buona reputazione nel settore e guadagnerai il rispetto degli altri agenti immobiliari.

E ricorda che questa sensazione di rispetto si sente a pelle: quando entri in una stanza, in ufficio, in un meeting sei accompagnato da un alone che ti illumina o ti oscura!

Per potenziare la fiducia personale e ridurre la paura dei colleghi non puoi non investire nello sviluppo professionale attraverso la formazione continua e l’acquisizione di competenze specializzate: essere un agente immobiliare competente e preparato genera rispetto da parte dei colleghi e riduce l’insicurezza.

Risolvere i problemi in modo razionale e gestire la paura maledetta, anziché reagire emotivamente: l’unico modo per superare le sfide e migliorare la tua reputazione.

Ricordiamoci ogni giorno, in ogni nostra attività, che gli agenti immobiliari devono trarre beneficio dalla cooperazione e dal supporto reciproco, creando così opportunità di crescita e successo. Collaborate gente, collaborate!

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Abracadabra

Le periferie urbane, spesso trascurate e afflitte da degrado, rappresentano una sfida e al tempo stesso un’opportunità per le comunità e le autorità locali. Questi quartieri, ai margini delle grandi città, soffrono di una serie di problemi, tra cui disoccupazione, scarsa accessibilità ai servizi pubblici e infrastrutture inadeguate.

Attraverso progetti di riqualificazione che includono la creazione di giardini, centri sportivi, centri culturali, manutenzione stradale, laboratori teatrali e laboratori d’arte, è possibile trasformare queste aree emarginate in spazi vitali e vibranti. Esploriamo questo annoso problema delle periferie e l’importanza della loro riqualificazione.

Le periferie, spesso caratterizzate da installazioni obsolete, edifici abbandonati e mancanza di servizi, possono essere terreno fertile per una serie di sfide sociali ed economiche: l’incuria può portare a un senso di isolamento e disconnessione all’interno delle comunità, contribuendo a problemi come l’abbandono delle strutture, la disoccupazione e la criminalità.

Questo circolo vizioso negativo può perpetuarsi a meno che non venga intrapresa un’azione decisa.

La riqualificazione rappresenta un’opportunità per invertire il ciclo del degrado e rigenerare queste aree in spazi vitali e inclusivi: una serie di interventi può contribuire a questa trasformazione.

La creazione di spazi verdi, come giardini pubblici e parchi, può fornire alle comunità un luogo di ritrovo e svago: questi spazi possono contribuire a migliorare la qualità dell’aria, promuovere uno stile di vita attivo e creare un senso di appartenenza.

L’istituzione di centri sportivi e culturali offre opportunità di formazione, intrattenimento e costruzione di relazioni: le attività sportive e culturali non solo promuovono il benessere fisico e mentale, ma creano anche un tessuto sociale più forte.

Investire nella manutenzione delle strade, dell’illuminazione pubblica e dell’infrastruttura generale può migliorare la qualità della vita nelle periferie: strade ben tenute e un ambiente curato contribuiscono a un senso di sicurezza e dignità.

L’arte e il teatro possono essere strumenti potenti per l’espressione personale e la creazione di opportunità, ma il coinvolgimento attivo delle comunità locali è fondamentale per il successo di qualsiasi progetto di riqualificazione: ascoltare le esigenze e i desideri della comunità assicura che i progetti siano rilevanti e sostenibili nel lungo termine.

Dal mio punto di vista, vivendole in prima persona, è importante riconoscere che le periferie urbane sono, però, anche ricche di potenziale: le comunità che vi risiedono spesso mostrano una straordinaria resilienza e senso di appartenenza, e bisogna sfruttare proprio questo spirito per trasformare queste aree in luoghi migliori in cui vivere e lavorare.

La riqualificazione delle periferie urbane attraverso progetti di rigenerazione come giardini, centri sportivi, centri culturali, manutenzione stradale, laboratori teatrali e laboratori d’arte è una strategia efficace per affrontare il degrado e costruire comunità più forti e resilienti. Questi progetti non solo migliorano l’aspetto fisico delle aree, ma promuovono anche il benessere sociale, la partecipazione e l’orgoglio di appartenenza.

Investire nelle periferie urbane significa investire nel futuro di intere comunità e nel tessuto stesso delle nostre città: è una sfida, ma anche un’opportunità che non dovremmo trascurare.

Abbiamo inventato il superbonus, la riqualificazione urbana, i bonus edilizi, e abbiamo visto tutti quali lacune e quali interpretazioni errate hanno condotto a enormi difficoltà per imprese, proprietari e tecnici.

È evidente che le buone intenzioni dietro queste iniziative sono indiscutibili: migliorare l’efficienza energetica, promuovere la sostenibilità e rinnovare le nostre città: tuttavia, l’attuazione di tali programmi è stata spesso complicata da una selva di regolamenti, requisiti e documenti.

Per trasformare davvero il settore edilizio e incentivare la riqualificazione urbana, la soluzione sta nel semplificare le pratiche, le procedure, eliminare i cavilli, le virgole nei requisiti normativi e individuare le operazioni veramente urgenti

La riqualificazione delle periferie, in ambito urbanistico, è, secondo me, la più urgente di tutte!

 

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