Dai, che questa è la volta buona: tanti si aspettano un condono, l’ennesimo, maledetto condono, lo aspettano come manna dal cielo.
Mi chiedono: “secondo te ci sarà questo condono?”
Personalmente spero che non ci sarà mai, per non fare un favore ai soliti furbetti che hanno realizzato opere abusive in barba a ogni regola, senza rispetto per chi invece resta ligio al proprio dovere di cittadino integerrimo.
Dice qualcuno: “un condono darebbe lavoro a tanti tecnici e metterebbe a posto l’Italia”. I tecnici il lavoro già ce l’hanno, e anche tanto, e non gli serve certo un condono per arrotondare o per farlo diventare la principale fonte di attività. E l’Italia si dovrebbe mettere a posto in altri lidi.
Un altro condono proprio no, dai!
Dopo tutte le brutture che percepiamo alzando gli occhi verso i nostri palazzi e costruzioni, dopo le orrende “verande” che deturpano facciate disegnate con tanta diligenza, e attenzione ai particolari, da architetti e ingegneri che hanno dedicato la propria vita al fascino e alla bellezza architettonica, e che si sono visti sfigurare le originarie idee di armonia ed equilibrio, fonte dei propri faticosi progetti.
Tra l’altro quelle verande sono sempre, costantemente chiuse, nascondendo con grotteschi tendaggi il contenuto della chiusura: ma se sono sempre chiuse, il rapporto aero-illuminante che fine ha fatto? Lì non conta? Non conta per quegli ambienti, mentre per tutti gli altri si? Per tutte le case che non presentano abusi sì?
Dopo tutte le costruzioni abusive spuntate dal nulla in zone dove proprio non doveva essere costruito niente, e dove oggi piangiamo morti a causa di inevitabili e prevedibili catastrofi naturali che proprio lì si sono abbattute.
Dopo tanto arricchimento illegittimo di loschi personaggi che hanno saputo meschinamente manipolare leggi, regole, diritti e doveri: no, un altro condono proprio no!
Piuttosto mandiamo i nostri tecnici comunali a girare nei propri paesini, nei propri comuni, nelle strade dei quartieri, per controllare e domandarsi se quella tettoia in centro storico, quegli infissi color ottone che chiudono logge e balconi, quella parete adiacente alla strada, quella piscina o quel manufatto vagamente sospetto meritino un controllo più approfondito.
D’altra parte, è finita, o perlomeno in fase di declino, l’era degli amici degli amici, che facevano “passare” le pratiche o ignoravano evidenti violazioni delle regole: tanti arresti, tante interdizioni dai pubblici uffici, tante scoperte di sotterfugi, espedienti e malizie in decenni di edilizia italiana.
Vediamo cosa si sta pensando invece, che è tutt’altra cosa rispetto a un condono: si punta il dito sulla differenza tra difformità gravi e difformità cosiddette leggere o involontarie, ed è quello che chi opera sul campo si augura, perché una semplificazione razionale e ragionevole deve essere pensata e applicata.
Parliamo delle differenze tra un ampliamento su terrazzo e diverse distribuzioni degli spazi interni, cioè la realizzazione di bagni, di tramezzi, di cabine armadio, di spostamenti della cucina; quello dei frazionamenti o cessioni e annessioni di locali tra appartamenti è invece un tema un po’ più delicato, perché coinvolge anche atti notarili di compravendita errati o lacunosi, e spesso da rettificare.
C’è un grande differenza tra abusi leggeri e abusi significativi, eseguiti in presenza o meno di vincoli.
E questa differenza si traduce in diverse disposizioni di ripristino e sanzioni pecuniarie a cui si sta lavorando per cambiare la normativa attuale: la paura è che non si arrivi a un cambiamento sostanziale e soprattutto operativo.
Queste ultime sanzioni, per mera giustizia, visto che con i condoni sono stati per poche lire condonati ampliamenti e brutture immonde, per favore, rendetele umane.
Non fate pagare agli attuali proprietari 1000 € per uno spostamento di una porta o di un tramezzo o addirittura migliaia di euro nel caso in cui un costruttore abbia realizzato una serie di finestre ai piani disallineate rispetto al progetto originario: la colpa è anche di chi non ha vigilato, non vi pare? E lo stesso comune è coinvolto. E gli stessi uffici tecnici.
Magari date ai tecnici la possibilità di asseverare, previo approfondito controllo storico urbanistico e prove strumentali, la mancanza di colpa degli attuali proprietari in questi casi estremi.
Un grande passo avanti è stato fatto nella velocizzazione delle richieste di accesso agli atti e ai documenti tecnici: esempio eclatante rappresentato da Roma, dove i tempi per richiedere un progetto o un documento si sono enormemente accorciati.
Il passo successivo è rendere fruibili immediatamente questi documenti ai tecnici, in modo che li possano utilizzare con logica pratica.
Un’ultima domanda per i legislatori: partendo dal presupposto che le pratiche edilizie in sanatoria saranno tutte eseguite da tecnici competenti e virtuosi, perché un ripostiglio di 6 mq non può avere una finestra? Perché altrimenti potrebbe essere usato come stanza? Allora andate in giro per le case a vedere quanti dormono in grandi stanze prive di finestre oppure in locali in sottotetti alti 2 metri!
Oppure sbirciate nelle suddette verande che non prendono mai aria.
Prima di emanare nuove normative o varianti a quelle esistenti, sarebbe opportuno consultare qualche geometra, qualche architetto e qualche ingegnere che si scontra tutti i giorni con ostacoli difficilmente sormontabili, facendo zig zag tra vincoli di varia natura, difformità catastali, difformità edilizie, pilastri non rappresentati, balconi mai costruiti, condoni introvabili, pratiche edilizie incendiate o archivi comunali allagati:
E in questi casi che si fa? Questa è la domanda a cui vorremmo tutti risposte certe, univoche e non soggette a interpretazione, maledetta interpretazione.